Negli ultimi anni ci si è chiesto spesso quale potesse essere un adeguato approccio alla cura delle persone che curano e negli ultimi anni sono sempre più i convegni dedicati ai professionisti sanitari al fine di promuovere la legittimazione di sentimenti ed emozioni suscitati durante la pratica lavorativa che necessitano di elaborazione per poter essere utilizzati come strumenti di lavoro come qualunque altra “esperienza”
Ho potuto incontrare molti gruppi che si occupano di cura a diversi livelli, dall’emergenza all’assistenza a lungo termine, e sicuramente comuni denominatori sono la velocità con la quale si sviluppano certi processi quotidiani e la necessità di avere tempo per fermarsi ed elaborare gli eventi, alcuni a particolare grado di impatto emotivo, altri, più in generale, legati alla quotidianità del lavoro e delle relazioni.
La riflessione su “chi cura i curanti” è sfociata in una nuova organizzazione psicologica che raccoglie i bisogni della realtà ospedaliera e dei reparti sanitari nella Psicologia Ospedaliera che, oltre ad occuparsi degli aspetti psicologici di degenti e loro familiari, mira a promuovere una cultura psicologica nei gruppi di lavoro e nelle equipe sanitarie
Specialmente per le figure deputate alla cura del corpo della persona ho potuto constatare quanto sia a volte difficoltosa la gestione degli aspetti comunicativi e di relazione in generale; a volte con i pazienti, spesso con i parenti dei degenti.
Può essere utile rivolgersi ad uno specialista quando alcuni eventi rimangano fermi e isolati dentro di noi, per darsi l’opportunità di elaborarli e, infine, per trovare nuove strategie per imparare a mantenere quella “giusta distanza” di cui tanto si parla nei corsi di formazione.